Adriano Lasagni – workshop community music di body percussion, tubi sonori e percussioni etniche.
La community music considera il "fare musica" come atto di ospitalità, un posto dove ognuno possa trovare la propria "voce" e farsi amici. È un nuovo modello e comprende una vasta gamma di tipologie di educazione musicale che vanno oltre i tradizionali approcci integrando pratica e teoria.
Tiene conto che l'educazione musicale esiste prima e oltre le "mura scolastiche ".
Si ritiene importante entrare in relazione non solo con il tecnicismo della musica ma anche con il contesto culturale e sociale che l'ha prodotta e la produce.
Non si può separare l'educazione scolastica musicale dalla comunità musicale.
I workshop di body percussion, tubi sonori e percussioni etniche, danno vita ad una esibizione in cui libero movimento e ritmo si legano, guidati dalla fantasia e dalla creatività. L’espressione, la comunicazione, le emozioni e la creatività sono infatti le componenti essenziali di questo processo.
Il M° Adriano Lasagni assume in questo contesto un ruolo di facilitatore e guida la classe, attraverso esercizi di rompighiaccio e giochi ritmici/melodici a stabilire una relazione.
E quando quest’esperienza viene condivisa in gruppo si possono creare contesti educativi e formativi che sviluppano fortemente l’integrazione e la collaborazione.
Creare suoni, formarli attraverso e con gli altri, realizza in ognuno la sensazione di essere importante, di far parte di uno stesso progetto e rende possibile narrare il proprio romanzo interiore che viene accolto, valorizzato, condiviso.
Nel produrre suoni, si collabora al raggiungimento di uno status di armonia e inclusione, dove si condividono l’istinto con la ragione, l’ascolto con la condivisione delle proprie produzioni, in una sorta di dialettica musicale che forma l’individuo all’interno del gruppo e, allo stesso tempo, rende i soggetti parte attiva e indispensabile del vivere stesso del gruppo.
Nel “cerchio emotivo” creato durante il workshop, ognuno comprende e sperimenta le potenzialità dell’altro, si abbattono le barriere fisiche e comunicative e ci si apre alla condivisione e alla partecipazione.
Si “azzerano le distanze” e si crea il contesto per sensibilizzare ed educare a considerare la disabilità e la diversità come risorsa, ricchezza, valore aggiunto. Si crea un’occasione di “incontro”, si mette in gioco la reciprocità anche in situazioni iniziali di asimmetria, per poi ribaltarle nell’ottica di una “speciale normalità”.
Nell’ambito pedagogico si sente forte la necessità di porre attenzione alle dinamiche relazionali di gruppo: l’insieme dei pari crea un sistema di relazioni e interazioni dirette e quotidiane che esercitano una fortissima influenza sullo sviluppo e sull’apprendimento. Se il gruppo classe rappresenta, da un lato, la struttura di base attraverso cui l’organizzazione scolastica persegue gli obiettivi istituzionali dell’acquisizione sistematica e programmata di conoscenze, dall’altro costituisce anche l’ambito entro il quale si manifestano bisogni sociali, come ad esempio quello di avere amicizie, di sentirsi apprezzati, di scaricare l’aggressività latente. Quest’ultimo aspetto caratterizza profondamente il processo di socializzazione ed è spesso considerato dagli insegnanti l’ambito all’interno del quale si manifestano problemi di relazione tra gli alunni. Se consideriamo vero l’assunto che per apprendere bene è necessario stare bene con se stessi e nel gruppo classe, allora diventa imperativo imprescindibile il dedicarsi alla costruzione di un gruppo classe affiatato, rispettoso, collaborativo. L’esperienza coinvolgente ed interattiva del workshop, favorisce sia il benessere individuale sia, soprattutto, il benessere collettivo e relazionale: sono accettato per come sono e sono felice di essere in gruppo; l’altro mi accetta perché mi tocca, aiuta il mio benessere e io entro in relazione con lui. La pratica fornisce immediatamente un forte senso di unione, nel quale ognuno è perfettamente consapevole dell’identità di gruppo e dell’importanza di essere indispensabile.
La stessa psicologia sociale presta grandissima importanza all’espressione e alla condivisione sociale delle emozioni. E’ importante sapere che emozione si sta provando ma, per imparare a controllarla, occorre anche apprendere come esprimerla. Questo perché, quando si riesce a esteriorizzarla con gli altri membri del gruppo, spesso si riesce anche ad avere un sostegno sociale, un aiuto. E’ un’esperienza che sprigiona un’enorme energia emozionale tenuta insieme da una forte coesione e dal divertimento.
La dimensione ritmica e musicale viene sperimentata e interiorizzata dal corpo attraverso la memoria muscolare e ciò stimola l’attenzione e la concentrazione, utili all’apprendimento dell’individuo. Numerosi studiosi, in particolare di neuroscienziati e psicologi, sostengono che l’esperienza del ritmo è implicata in modo particolare nella memoria a lungo termine e a quella episodica. Dimostrata è l’esistenza di un collegamento neourobiologico tra capacità di tenere il ritmo e quella di codificare i suoni della lingua parlata, con significative ricadute sulle capacità di lettura e da qui l’importante possibilità di utilizzare questa esperienza per facilitare lo sviluppo delle abilità linguistiche nei bambini dislessici. Attivare un’esperienza che riguarda sia il ritmo sia l’altezza dei suoni permette di sperimentare il legame indissolubile tra la musica e la matematica. Si offre la possibilità di portare gli alunni a comprendere concetti complessi e astratti quali i rapporti, le frazioni e le forme-limite della geometria, attraverso l’esperienza musicale, in particolare grazie al ritmo e alla musica in movimento della body percussion, dando rilievo alla percezione uditiva, la quale si combina con aspetti visivi e motori. Si promuove, quindi, la conoscenza e la comprensione di alcuni concetti astratti aritmetici e geometrici attraverso la sinergia con la musica e il movimento ritmico .
La fisica ha dimostrato che la materia stessa è una forma di energia. Anche la musica è un’energia che interagisce direttamente con gli altri campi energetici che incontra. Il ritmo è il più potente e dagli effetti immediati: il ritmo della musica può attivare e stimolare il nostro corpo, aumentando l’attività cardiaca, la temperatura corporea oppure, al contrario, calmare. Le nostre diverse emozioni e sentimenti, che si alternano, determinano ritmi vari e complessi. Tutti i nostri stati emotivi sono particolarmente sensibili alla musica e al suo ritmo. Sperimentare sul proprio corpo il ritmo può rasserenare, risvegliare la forza di volontà, aiutare la concentrazione, migliorare le funzioni intellettuali e stimolare la creatività. Il ritmo possiede una potenza capace di risvegliare la forza vitale ponendosi in risonanza con i ritmi del cuore e della respirazione; è un regolatore dei disordini fisici, energetici, sociali, psichici.
Adriano Lasagni